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Channel: Commenti a: Immobilismo
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Di: Alberto Rizzi

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Un nuovo commento, per agganciarmi alla frase sui dissidenti di Marco, in modo da non appesantire troppo la serie in cui l’ha messa.

Premesso che chi esce in qualche modo dal sistema è un “dissidente”, il dissidente mi sembra possa essere di due specie: “di pensiero” e “d’azione”.

Nel primo caso rischia di diventare un suppellettile da salotto o un cagnolino da portarsi dietro; ma se agisce (cioè se fa: e attenti, perché al pensiero non è detto che si debba far seguire un’azione materiale) in maniera corretta, è fondamentale: tanto per capirci, su certi libri si può fondare un mondo.

Il “dissidente d’azione” mette in pratica teorie, che non necessariamente sono sue, ma provengono dall’altra specie di dissidente. E non sto dicendo che per questo debba correre sulle barricate.

In linea di massima (dipende dal suo carattere, dalla sua formazione), sceglierà strategia più personali o più volte al pubblico. La capacità di incidere sull’intorno dipenderà allora più sulla capacità di relazionarsi con altre realtà simili, che non su quello che sta facendo di per sé. Per capirci (e riprendendo il ricordo del miele, scritto da Andrea): se mi metto in agricoltura rispettando la Natura e non le leggi del mercato, faccio del bene a me e a quei 500 mq. di terra che ho attorno e nessuno se ne accorge. Se inizio a costruire una rete di persone, che fanno la stessa cosa, l’effetto cresce non in maniera matematica, ma esponenziale.

Scusate, forse potevo trovare un esempio migliore. Ma questo per dire, che l’unica cosa che conta, non è trovare i “se” e i “ma”: però fare al meglio, ciò che si sa fare meglio; prima per sé e poi per quelli fra gli altri che sapranno apprezzare.


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